giovedì, agosto 10, 2006

On liberty

“Il secondo fra gli oratori dell’antichità, secondo la sua propria testimonianza, studiava sempre la causa dell’avversario con altrettanta, se non maggiore, attenzione della propria. Quello che faceva Cicerone per assicurarsi i trionfi del foro deve essere fatto da chiunque prenda ad esaminare una questione con lo scopo di venire a capo della verità. L’uomo che non conosce che il suo proprio parere non conosce granché. Le sue ragioni possono essere eccellenti, e può anche darsi che nessuno sappia ribatterle. Ma se si trova a sua volta incapace di ribattere quelle dell’avversario, o se, peggio ancora, nemmeno le conosce, non ha alcun plausibile motivo per preferire un’opinione piuttosto che un’altra. L’unico partito ragionevole che resta a quest’uomo, è di sospendere il proprio giudizio e, qualora non si accontenti di ciò, di lasciarsi guidare dall’autorità, o di accostarsi, come succede alla generalità degli uomini, alla parte verso la quale si sente imperativamente attratto. Né basta udire le ragioni degli avversari dalla bocca dei propri maestri come vengono da questi presentate e con gli argomenti che questi usano per ogni genere di confutazione.
[…] E’ necessario intenderle dalla viva voce di chi crede in esse, e di chi le propugna in buona fede, e col più convinto entusiasmo; è necessario esaminarle sotto il loro aspetto più plausibile e più persuasivo; bisogna sentire in tutta la loro forza le difficoltà che ravviluppano e rendono arduo il soggetto esposto in tutta la sua luce. Senza di ciò, nessuno possiederà mai quella porzione di verità che è necessaria per affrontare e vincere le difficoltà”

John Stuart Mill, On Liberty

Ripreso da "Malvino"

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