giovedì, novembre 26, 2009

7 regole da non dimenticare della storia del cristianesimo

Riprendo da http://www.antoniolombatti.it/

Regole d’oro, come scrive Gerd Lüdemann con il suo solito stile, su questioni teologiche veterotestamentarie e del loro rapporto con il Nuovo Testamento.

Bene, prendete carta e penna oppure, ancora più semplice, preparatevi a fare un bel copia/incolla sui vostri blog o siti:


1. Le citazioni dell’Antico Testamento fatte dagli autori di vangeli sono molto spesso sbagliate, altre volte comiche (si vedano le cinque di Matteo nella natività).

2. La narrazione sull’esclusività di Yahweh è un’invenzione post-esilica mescolata a figure ed episodi leggendari come Mosè e l’Esodo.

3. Il valore storico dell’Antico Testamento nella parte che precede l’esilio babilonese è molto marginale.

4. Questa è la mia preferita; la lascio in inglese perché la trovo più efficace e anche perché è comprensibilissima: «None of the books of Moses come from Moses; none of David’s psalms from David; none of Solomon’s sayings from Solomon; none of Daniel’s visions from Daniel. Only a very few words of the Prophets stem from prophets whose names grace those books. There was no Exodus out of Egypt, no revelation in the Sinai, and no handing down of the Ten Commandments. Abraham, Isaac, Moses and Joshua are mere names; Jericho was never captured». Chiaro? Pensate che fino ad un secolo fa questi erano spacciati per “fatti storici”.

5. Lo studio dell’Antico Testamento in Germania, ma non solo, è solo funzionale alla dimostrazione della divinità di Gesù.

6. Non c’è relazione tra Antico e Nuovo Testamento tranne per coloro che lo usano strumentalmente per la conversione ad una nuova religione diversa dall’ebraismo delle origini.

7. Affermazioni basilari come “Dio ha portato il suo popolo Israele fuori dall’Egitto” e “Dio ha resuscitato Gesù dai morti” sono insostenibili: gli israeliti non sono mai stati portati fuori dall’Egitto e Gesù non fu mai fisicamente resuscitato.

Chiaro?